Allora posto una recensione che ho scritto un poco tempo fa sull'ultimo album dei Paramore.
I Paramore sono una band alternative rock/emo-pop statunitense, formatasi nel 2004 a Franklin (Tennessee).
Dopo l'abbandono dei fratelli Farro, Josh (chitarra) e Zac (batteria), i tre componenti rimasti Hayley (voce), Jeremy (basso) e Taylor (chitarra) non si sono dati per vinti. Due anni per scriverlo, 125 giorni per registrarlo, la band ha rilasciato il loro quarto omonimo album presentando una nuova faccia.
All We Know Is Falling (il primo album) aveva presentato una giovane band desiderosa di farsi spazio nel mondo della musica;
Riot! (il secondo album) aveva mostrato tutto il brio e la determinazione che i ragazzi potevano infondere nelle loro canzoni;
Brand New Eyes (il terzo album) aveva gettato fuori tutta la rabbia, i litigi, i problemi che la band stava affrontando e adesso con il loro album omonimo
Paramore (numero uno in quasi tutte le nazioni dove è stato rilasciato) ha dimostrato che maturando si migliora sempre di più.
L’album è prodotto da Justin Meldal-Johnsen ed è il primo Lp senza i fratelli Zac e Josh Farro. Questo provoca un cambiamento di genere e di sound della band, con musica elettronica, indie e gospel. Il motivo della scelta di questo titolo lo rivela proprio Hayley Williams:
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L’album omonimo è senza dubbio una dichiarazione. Sento come che non sia solo una reintroduzione della band al mondo, ma anche a noi stessi. È definitivamente quello che siamo. È così “Paramore”. Non penso che ci sarebbe potuto essere nessun altro titolo su cui avremmo potuto lavorare”
Il produttore Meldal-Johnsen ha spiegato così questa nuova direzione dell’album:
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Non hanno più bisogno di essere una band pop-punk. Ora possono mettere in pratica le loro stesse idee. Tutto ciò che sto cercando di dire è che non stiamo cercando di perdere deliberatamente la loro commercialità, sto dicendo che sono qui per articolare la loro visione per un ulteriore passo di crescita. Non ho paura di aggiungere una chitarra a un sintetizzatore, per esempio. Voglio che l’album sia veramente profondo e un po’ meno fisso e computerizzato. Più 1981 che 2012, ma con un richiamo al 2016″
- Spoiler:
potete ascoltare la canzone cliccando sul titolo
Fast In My Car - L'album si apre con un forte inno ribelle "Been through the ringer a couple times," canta Hayley Williams, "I came out callous and cruel." La musica, con il sound della chitarra spezzato e la bateria martellante, si adatta perfettamente al testo.
Now - "If there's a future we want it now" Hayley Williams rivendica la posizione della band sulla faccenda Farro che aveva rischiato di farla sciogliere. La canzone è tra le più Dark dell'album sui tratti di "Monster" del precedente EP.
Grow Up - "Some of us have to grow up sometimes", chiaro rifermento o sbaglio? La canzone è pratica e radio friendly.
Daydreaming - In bilico tra mid-time e lo stato di ballata, questo brano è un taglio dolce sul costruire un mondo che corrisponde a quelli fantastici. Non è così stravagante come soggetto di una canzone ricordando Brick By Boring Brick del precedente album.
I'm Not Angry Anymore - brano ironico sul non essere più arrabbiati (con i Farro?)...well sometimes I do!
Holiday - Interlude all'ukulele hawaiiano.
Moving On - Il riferimento è chiaro e limpido come il cristallo. Questa gema stile anni 90 è semplice, con pennate sulla chitarra acustica e una cassa di base, mentre la Williams freddamente caccia una vecchia fiamma. "I could be angry, but you're not worth a fight," canta. "And besides, I'm moving on."
Ain't it Fun - "Ain't it fun living in the real world?" chiede la Williams sarcasticamente a un bambino viziato che scopre che il mondo non gira intorno a lui. "Don't go crying to your momma 'cause you're on your own in the real world"
Part II - Questa canzone si pone come sequel di "Let The Flames Begin" (contenuta nell'album Riot!) infatti aprono nello stesso modo "Oh waht a shame we all became such fragile broken things". La band è pronta a sacrificare la propria felicità per gli altri. Si tratta di un taglio cupo rispetto a tutto l'album, ma è fatta di batteria frenetica e assoli di chitarra adatti per una sequenza di film d'azione.
Anklebiters - La comunità hip-hop si riferisce agli oppositori come "Haters", ma per i Paramore sono "Anklebiters"-gente che depreda le azioni di altre persone. "Someday you're going to be the only one that you've got," canta Hayley a coloro che dovrebbero fare affidamento sui propri pensieri e non su quello che dicono gli anklebiters.
Proof - la band si rilassa con una canzone rock allegra, adatta ad una serenata non sdolcinata.
Last Hope - In un'intervista Hayley ha dichiarato "I think that song is like our purpose, I feel is like the reason that our band has lasted". Per fortuna aggiungerei io! "The salt in my wounds isn't burning any more than it used to," il che suggerisce che l'assenza di nuovo il dolore è incoraggiante abbastanza da credere che giorni più luminosi stiano arrivando.
Still Into You - Il secondo singolo tratto da "Paramore" è un inno all'amore senza tempo, adatto per le coppie che stanno insieme da un bel po' attraverso alti e bassi. "And after all this time I'm still into you"
Hate To See Your Heart Break - Questa è una delle ballate solitarie dell'album e sembra quasi una canzone country. Williams torna indietro con la memoria e canta su come l'amore possa far male a tutti.
Be Alone - Questa canzone è quasi il mio inno! "And what if I don't ever want, To leave my house? Stay on the couch while All my friends are going out". Una canzone che sembra allegra all'ascolta ma dal sapore acre e rauco.
(One of Those) Crazy Girls - una delle mie preferite! Semplicemente una stalker pazza, è così che delinea Hayley Williams mentre non accetta di essere lasciata dal fdanzato e si intrufola in casa sua per odorare i suoi vestiti.
Future - Questo brano di quasi otto minuti di cut inizia tranquillamente, incoraggiando gli ascoltatori a continuare a guardare avanti e seguire i propri sogni come i riff di chitarra leggeri vanno avanti a lungo - ma poi si trasforma in una sessione furioso di hard rock, senza testo. È un finale proprio del set-dolce e aggressiva di tutto l'album.