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 Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole

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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyVen Nov 23, 2012 5:10 pm

semidio ha scritto:
In me sta accadendo qualcosa. La natural volontà di partecipare al tanto ambito concorso sta mutando in ragionevole paura. Leggo di racconti, mitici e reali, belli e dannatamente splendidi ma.. io che voglio partecipare e che non possiedo alcun romanzo o racconto come dovrei fare? La domanda, dunque, la pongo a voi cari nuovi amici.

Non è che possiedo unita d'ispirazione tale per scrivere un racconto. Semplicemente voglio partecipare con una " raccolta di elementi esistenziali ben descritti". Posso comunque partecipare?
L'anno scorso un finalista ha partecipato con una serie di brevi racconti... Comunque credo basti che tu ti attenga alle regole del Regolamento (che a quanto pare hai già letto), soprattutto quella del tema e del limite di battute Wink
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptySab Nov 24, 2012 11:12 am

Simona 2.0 ha scritto:
semidio ha scritto:
In me sta accadendo qualcosa. La natural volontà di partecipare al tanto ambito concorso sta mutando in ragionevole paura. Leggo di racconti, mitici e reali, belli e dannatamente splendidi ma.. io che voglio partecipare e che non possiedo alcun romanzo o racconto come dovrei fare? La domanda, dunque, la pongo a voi cari nuovi amici.

Non è che possiedo unita d'ispirazione tale per scrivere un racconto. Semplicemente voglio partecipare con una " raccolta di elementi esistenziali ben descritti". Posso comunque partecipare?
L'anno scorso un finalista ha partecipato con una serie di brevi racconti... Comunque credo basti che tu ti attenga alle regole del Regolamento (che a quanto pare hai già letto), soprattutto quella del tema e del limite di battute Wink

caro semidio (wow, il tuo nick fa paura a me!), certo che puoi partecipare al concorso seguendo, come ti ha suggerito Simona, il regolamento Wink hai tempo fino a fine gennaio, tranquillo! Nel frattempo, esplora il forum, leggi, scrivi, partecipa, proponi, mettiti in gioco! E chissà che, attraverso il confronto con gli altri, non trovi altre e tante fonti di ispirazione Wink

buona avventura qui su scrivoanchio!
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MessaggioTitolo: SINTESI DAL FORUM. SCRIVERE, SCRIVERE, SCRIVERE: NON SOLO VOMITO DI PAROLE. 24 NOVEMBRE 2012. PAG. 14   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptySab Nov 24, 2012 11:18 am

La conversazione in "Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole" ha l'obiettivo di confrontarsi su aspetti tecnici della scrittura e nasce con l'invito a confrontarsi sulle regole proposte da Umberto Eco http://illuminationschool.wordpress.com/2012/10/13/umberto-eco-quaranta-consigli-di-scrittura/

Diverse voci si sono espresse a riguardo, confrontandosi sulla necessità di seguire delle regole esterne e sempre valide o delle regole che ciascun autore definisce in base al proprio stile e ai propri bisogni di scrittura.

Riprendendo il documento di Eco, si è discusso circa l'utilità di utilizzare le metafore nei testi e sulle caratteristiche che esse devono avere. Proseguendo, ci si è confrontati sulla adeguatezza del linguaggio da utilizzare nei testi ed in ogni contesto di comunicazione, chiedendosi "Linguaggio forbito si, linguaggio forbito no?". A tal proposito, interessante la sottolineatura emersa rispetto al contesto. In quanto scrittori, si è figli del tempo in cui si vive e lo stile del linguaggio appartiene a questo contesto.

La discussione è proseguita con una domanda: quale reazione ci provoca il fatto di perdere i fogli su cui scriviamo? Tale questione ha condotto al confronto circa gli strumenti di elezione per scrivere (carta, penna, matita, pc, ecc.).

Dunque, è stato ripreso l'argomento dell'ispirazione: cos'è l'ispirazione e quanto il contesto in cui viviamo ci guida quasi plagiandoci nelle scelte di scrittura? (vd. anche topic "La scrittura: una monade fra arti?")

E, ancora, altri nuclei di riflessione hanno riguardato: 1) l'esperienza di scrivere talvolta come se si fosse in trance e la necessità, spesso forzata, di cercare o dare un significato agli scritti; 2) lo scopo per cui uno scrittore scrive; 3) il cambiamento di stile di scrittura che matura con il tempo in relazione al modo in cui cambia una persona.

Cito Ombra (una per tutti) per rilanciare la discussione: "Leggere quello che hai scritto è come guardarsi allo specchio". Questa massima, infatti, ritengo accomuni tutte le questioni rimaste aperte durante la discussione:

- Qual è la relazione tra scrittore e testo? Quando si scrive per sè chi è il lettore del proprio testo? Esiste? E' forse implicito? E' l'altro di noi che vorremmo?

- Con quale scopo scriviamo? Jethro ha citato un intervento di Grossman a che Tempo che fa. E se lo guardassimo e ne parlassimo? Jehtro riesci a recuperare il video online? Posti il link se lo trovi?

- quando scriviamo lo facciamo seguendo il furore o/e un metodo analitico?

Inoltre, vorrei quotare alcune note che mi hanno particolarmente colpita durante la lettura. Ovviamente si tratta semplicemente delle note che hanno stuzzicato le mie corde, niente di più Wink



phos. ha scritto:
Citazione :
una persona vuota sembra piena.

una che adopera la mia stessa divisione °_° Thrice ti amo!


Orbene, il mio pensiero riguardo la scrittura è: libertà. Non dovremmo sentirci costretti a nessun genere, a nessuno stile, ma come diceva Cius riguardo chi le regole le stravolge e le ricrea citando De Luca e Baricco, creare uno stile che parli di noi, che permetta agli altri di riconoscere la paternità di un testo semplicemente leggendolo. Questo è il traguardo dello scrittore, assieme al saper tradurre efficacemente le emozioni in parole. Detto questo, siamo liberi di passare dall'aulico al comune al filosofico all'indeterminato; finchè si tratta della nostra scrittura che comanda noi e non di noi che comandiamo la nostra scrittura. E non s'inganni lo scrittore di riuscire a ingannare un lettore attento: personalmente quando mi accorgo di una poesia nata essenzialmente da "belle parole messe in fila", tanto per fare un esempio, è dichiarazione di guerra. Non bastano le parole a fare il testo, per niente. E non basta l'inchiostro a convincere il lettore critico: come ha detto qualcuno, mai sottovalutare il destinatario delle nostre parole convincendoci d'essere più furbi: se si tratta di quello "giusto", l'aristos per intenderci, chi sa vedere oltre, certe cose le nota subito. E le cestina.

Demetra in Cenere ha scritto:
NonsonoThrice ha scritto:
Demetra in Cenere ha scritto:
Concordo in alcuni punti.
Un iPhone non credo abbia la facoltà di parlare latino, magari può generare proposizioni, ma sconnesse e scevre di senso. Un po' come il simpatico Google Traduttore.
In verità ti dico, sono un'amante spudorata di linguaggio arcaico, ma convengo con te che ogni verba va ragionata. Aggiungo che ho avuto il piacere di conoscere davvero poche persone che, sfoggiando il loro linguaggio elevato, non sono precipitate nel baratro del ridicolo.

Parlano in tutte le lingue ormai, dall'italiano al cinese mandarino, dal greco arcaico al latino...basta scaricare apps adeguate, e in qualunque parte del mondo puoi parlare con qualunque persona in qualunque linguaggio tu voglia. Io al contrario amo i modi di dire, le espressioni colloquiali, le parole vissute, i neologismi, i dialettismi, la mescolanza tra termini antichissimi e altri nuovissimi, le sensazioni, le formule, le emozioni.

Io non scrivo con l'inchiostro, io scrivo col sangue. Ogni parola deve venire dal mio interno, deve essere mia, perchè mie sono le emozioni che essa esprime. La mia carta è la mia pelle. Ogni argomento del quale scrivo è inciso in profondità sulla mia persona. Scorre dentro le vene, come il sangue ribolle. Ecco perchè per me scrivere è molto faticoso, e perchè odio chi parla tanto per parlare. Perchè io per scrivere devo soffrire, perchè ogni mia parola è pesata, sofferta, ascoltata, riascoltata, cancellata, strappata, incisa. Non come quelle che trovi già impresse su cellulosa in un fottuto dizionario di sinonimi e contrari.

"Essere o non essere? Praticare la lingua è il problema!", dico sempre. It can be, ora come ora non sono aggiornata sulle ultime diavolerie partorite dalla tecnologia, ciononostante mi è difficile persuadermi del fatto che un iPhone sia in grado di sostenere un discorso, ti fornisce una parola, ma non credo possa formulare più di qualche frase di senso compiuto. Pò esse che mme sto a sbaglià Laughing, però come dici tu, l'idioma è ricco di "frasi fatte" che hanno fondamento nella storia, e in coso privo di ragione non credo possa davvero arrivare a ciò.

Scrivere per me è viaggiare, varcare i confini della mia stanza ed esplorare un locus amoenus che non è all'esterno, ma che attinge dall'esterno. Non è sempre razionale, ed è in continua evoluzione.

NonsonoThrice ha scritto:
Jethro J. Cohen ha scritto:

Oggi mi stai stupendo Thrice, non ero mai stato tanto d'accordo con te... seppure non ricordi come mi chiamo xD

Ancora questa storia dei nomi? A che servono? you're not your name, you're you. (vedi la mia quote ad alessia, in questo topic, per approfondimenti)

Demetra in Cenere ha scritto:

"Essere o non essere? Praticare la lingua è il problema!", dico sempre. It can be, ora come ora non sono aggiornata sulle ultime diavolerie partorite dalla tecnologia, ciononostante mi è difficile persuadermi del fatto che un iPhone sia in grado di sostenere un discorso, ti fornisce una parola, ma non credo possa formulare più di qualche frase di senso compiuto. Pò esse che mme sto a sbaglià Laughing, però come dici tu, l'idioma è ricco di "frasi fatte" che hanno fondamento nella storia, e in coso privo di ragione non credo possa davvero arrivare a ciò.
Appunto dico, parlare sostenendo un discorso o ragionando lo può fare solo l'uomo, mentre usare paroloni è cosa da tutti.
Non sanno "parlare" ma traducono qualunque cosa, qualunque lingua, quindi non sarebbe facile per me trovare 1000 parole auliche per dire "casa" o "mare", anche senza avere uno straccio di istruzione. Quello che non possono fare, come ho già detto, è parlare ragionando, come noi dovremmo fare; o meglio, usare la parola come mezzo attraverso il quale la mente cerca incessantemente di raggiungere la verità ultima, quindi mi riferisco a "logos" nel senso più eracliteo del termine...

quietriot ha scritto:
Perchè mi accorgo solo ora di questo topi? Mah...

Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.

Un finalista una volta ha "criticato" un altro racconto finalista perchè aveva utilizzato un lessico troppo aulico per...la sua età! Ha addirittura detto che avrebbe dovuto "svecchiarsi" un po', ma per come la vedo io il linguaggio si adattava totalmente all'argomento e al genere del racconto, non scendo nello specifico per non fare i nomi dei finalisti ancora poi si ooffendono eccetera.
Così come mi sono stati editati dei forestierismi nel mio racconto (atroce delitto per un'esterofila!).
L’italiano (ma questo è un processo comune a molte lingue) accoglie continuamente, e da sempre, parole straniere, che vengono o totalmente assimilate e rese quasi irriconoscibili nel tempo, oppure semplicemente accettate perché d’uso.
Inoltre il dilagare dell’inglese, sopratutto per alcuni argomenti, impone un controllo continuo sulle parole da usare. Persino in francese! Insomma ci hanno sempre insegnato che i francesi se possono trovare il corrispondente nella loro lingua lo trovano (ordinateur=computer, souris=mouse) adesso sta accogliendo termini inglesi nel linguaggio tecnico/economico (parola della mia prof di Inteprrtariato che è francese ed è anche interprete di conferenze). Quindi nella stesura dei nostri testi il problema delle parole straniere non è banale.
parole straniere si, parole straniere no, e come le scrivo?

una citazione può essere fatta sia nella lingua originale (con traduzione in nota), sia in traduzione (con testo originale in nota). La prima soluzione è propria dei testi letterari, la seconda è adatta in tutti gli altri casi, soprattutto nella letteratura scientifica.

indicare il nome personale per estes di qualcuno e sempre nella lingua originale! Non facciamo mica come i libri di mio nonno in cui c'è CARLO DICKENS e GUGLIELMO SHAKESPEARE reduci dalla fascistizzazione

MAI (e questo è un errore comune) utilizzarle al plurale (apparte quando sono già entrate così nella nostra lingua come jeans che non esiste al singolare). Non fatemi sentire/leggere: quel cantante ha molti fanS; quanti filmS hai visto? No...

E viceversa non stranierizzate parole latine! Pronuncia: Mass Midia? No! Mass Inglese Media Latino. Per il Latino VA usato il plurale, Ho inviato un sacco di CURRICULUM? No! Ho inviato un sacco di CURRICULI? Noooo... CURRICULA!

L'italiano è una lingua recettiva, credo che essere eccessivamente puristi (a meno che non lo richieda il tema, il contenuto o il genere) credo sia sbagliato. O almeno così la penso io.

Non sono d'accordo con Demetra che dice di essere cultrice del dizionario e quindi magari mi scrive osculo invece che bacio! Io penso che un vero cultore utilizza parole che ormai sono cadute in disuso come...SCRIMINATURA e non uno che parla per arcaismi!


Ora passando al più recente argomento PC o carta? Beh sarò breve, PC per scrivere direttamente posso cancellare e poi riprendere il tutto, mi stanco meno le mani, sono più veloce, non consumo figlietti sparsi e quaderni. Per quanto riguarda schemi, mappe e appunti carta! Perchè è ciò che trovo più facilmente sottomano



kykeon ha scritto:
Credo che la domanda capitale per ogni scrittore o presunto tale non sia solo: "perché scrivo?", ma "perché voglio scrivere cose che orde di sconosciuti dovranno leggere?".
Rispondere di scrivere per sfogarsi, per fare ordine nel cervello, per piacere, per ricordare, per esorcizzare le proprie paure, è lecito e indiscutibile: ma il tutto può rimanere nello stretto ambito personale, chiuso nel proprio diario nascosto alla vista altrui (ovvio che il giornalismo è un discorso a parte).
Allora perché esporsi con racconti/poesie/romanzi da far leggere agli altri, se la risposta è una delle precedenti? Forse è incompleta.
Che dite?

dalle parti evidenziate in rosso emergono ulteriori questioni: scrittura ed emozioni, cosa ne pensiamo? dove si scrive? dove ci porta la scrittura? cos'è quel logos di cui nonsolothirce parla? esiste davvero? e cosa ne pensiamo delle regole sottolineate da quietriot?

E inoltre vi riporto alcune domande emerse dal topic "Estemporanea di scrittura": cos'è il flusso di coscienza? si scrive sempre seguendo un senso o basta soddisfare una propria sensazione? Scrivere e condividere? Sempre? Perchè non bruciare i propri scritti? Scrivere al computer o su carta? O attraverso quale strumento?

Mi sembra che abbiamo di che parlare Wink

QUOTATE QUESTO POST PER UN PO' IN MODO CHE TUTTI POSSANO LEGGERLO Wink
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyDom Nov 25, 2012 2:22 pm

Feldia (o Faida?) ha scritto:
La conversazione in "Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole" ha l'obiettivo di confrontarsi su aspetti tecnici della scrittura e nasce con l'invito a confrontarsi sulle regole proposte da Umberto Eco http://illuminationschool.wordpress.com/2012/10/13/umberto-eco-quaranta-consigli-di-scrittura/

Diverse voci si sono espresse a riguardo, confrontandosi sulla necessità di seguire delle regole esterne e sempre valide o delle regole che ciascun autore definisce in base al proprio stile e ai propri bisogni di scrittura.

Riprendendo il documento di Eco, si è discusso circa l'utilità di utilizzare le metafore nei testi e sulle caratteristiche che esse devono avere. Proseguendo, ci si è confrontati sulla adeguatezza del linguaggio da utilizzare nei testi ed in ogni contesto di comunicazione, chiedendosi "Linguaggio forbito si, linguaggio forbito no?". A tal proposito, interessante la sottolineatura emersa rispetto al contesto. In quanto scrittori, si è figli del tempo in cui si vive e lo stile del linguaggio appartiene a questo contesto.

La discussione è proseguita con una domanda: quale reazione ci provoca il fatto di perdere i fogli su cui scriviamo? Tale questione ha condotto al confronto circa gli strumenti di elezione per scrivere (carta, penna, matita, pc, ecc.).

Dunque, è stato ripreso l'argomento dell'ispirazione: cos'è l'ispirazione e quanto il contesto in cui viviamo ci guida quasi plagiandoci nelle scelte di scrittura? (vd. anche topic "La scrittura: una monade fra arti?")

E, ancora, altri nuclei di riflessione hanno riguardato: 1) l'esperienza di scrivere talvolta come se si fosse in trance e la necessità, spesso forzata, di cercare o dare un significato agli scritti; 2) lo scopo per cui uno scrittore scrive; 3) il cambiamento di stile di scrittura che matura con il tempo in relazione al modo in cui cambia una persona.

Cito Ombra (una per tutti) per rilanciare la discussione: "Leggere quello che hai scritto è come guardarsi allo specchio". Questa massima, infatti, ritengo accomuni tutte le questioni rimaste aperte durante la discussione:

- Qual è la relazione tra scrittore e testo? Quando si scrive per sè chi è il lettore del proprio testo? Esiste? E' forse implicito? E' l'altro di noi che vorremmo?

- Con quale scopo scriviamo? Jethro ha citato un intervento di Grossman a che Tempo che fa. E se lo guardassimo e ne parlassimo? Jehtro riesci a recuperare il video online? Posti il link se lo trovi?

- quando scriviamo lo facciamo seguendo il furore o/e un metodo analitico?

Inoltre, vorrei quotare alcune note che mi hanno particolarmente colpita durante la lettura. Ovviamente si tratta semplicemente delle note che hanno stuzzicato le mie corde, niente di più Wink



phos. ha scritto:
Citazione :
una persona vuota sembra piena.

una che adopera la mia stessa divisione °_° Thrice ti amo!


Orbene, il mio pensiero riguardo la scrittura è: libertà. Non dovremmo sentirci costretti a nessun genere, a nessuno stile, ma come diceva Cius riguardo chi le regole le stravolge e le ricrea citando De Luca e Baricco, creare uno stile che parli di noi, che permetta agli altri di riconoscere la paternità di un testo semplicemente leggendolo. Questo è il traguardo dello scrittore, assieme al saper tradurre efficacemente le emozioni in parole. Detto questo, siamo liberi di passare dall'aulico al comune al filosofico all'indeterminato; finchè si tratta della nostra scrittura che comanda noi e non di noi che comandiamo la nostra scrittura. E non s'inganni lo scrittore di riuscire a ingannare un lettore attento: personalmente quando mi accorgo di una poesia nata essenzialmente da "belle parole messe in fila", tanto per fare un esempio, è dichiarazione di guerra. Non bastano le parole a fare il testo, per niente. E non basta l'inchiostro a convincere il lettore critico: come ha detto qualcuno, mai sottovalutare il destinatario delle nostre parole convincendoci d'essere più furbi: se si tratta di quello "giusto", l'aristos per intenderci, chi sa vedere oltre, certe cose le nota subito. E le cestina.

Demetra in Cenere ha scritto:
NonsonoThrice ha scritto:
Demetra in Cenere ha scritto:
Concordo in alcuni punti.
Un iPhone non credo abbia la facoltà di parlare latino, magari può generare proposizioni, ma sconnesse e scevre di senso. Un po' come il simpatico Google Traduttore.
In verità ti dico, sono un'amante spudorata di linguaggio arcaico, ma convengo con te che ogni verba va ragionata. Aggiungo che ho avuto il piacere di conoscere davvero poche persone che, sfoggiando il loro linguaggio elevato, non sono precipitate nel baratro del ridicolo.

Parlano in tutte le lingue ormai, dall'italiano al cinese mandarino, dal greco arcaico al latino...basta scaricare apps adeguate, e in qualunque parte del mondo puoi parlare con qualunque persona in qualunque linguaggio tu voglia. Io al contrario amo i modi di dire, le espressioni colloquiali, le parole vissute, i neologismi, i dialettismi, la mescolanza tra termini antichissimi e altri nuovissimi, le sensazioni, le formule, le emozioni.

Io non scrivo con l'inchiostro, io scrivo col sangue. Ogni parola deve venire dal mio interno, deve essere mia, perchè mie sono le emozioni che essa esprime. La mia carta è la mia pelle. Ogni argomento del quale scrivo è inciso in profondità sulla mia persona. Scorre dentro le vene, come il sangue ribolle. Ecco perchè per me scrivere è molto faticoso, e perchè odio chi parla tanto per parlare. Perchè io per scrivere devo soffrire, perchè ogni mia parola è pesata, sofferta, ascoltata, riascoltata, cancellata, strappata, incisa. Non come quelle che trovi già impresse su cellulosa in un fottuto dizionario di sinonimi e contrari.

"Essere o non essere? Praticare la lingua è il problema!", dico sempre. It can be, ora come ora non sono aggiornata sulle ultime diavolerie partorite dalla tecnologia, ciononostante mi è difficile persuadermi del fatto che un iPhone sia in grado di sostenere un discorso, ti fornisce una parola, ma non credo possa formulare più di qualche frase di senso compiuto. Pò esse che mme sto a sbaglià Laughing, però come dici tu, l'idioma è ricco di "frasi fatte" che hanno fondamento nella storia, e in coso privo di ragione non credo possa davvero arrivare a ciò.

Scrivere per me è viaggiare, varcare i confini della mia stanza ed esplorare un locus amoenus che non è all'esterno, ma che attinge dall'esterno. Non è sempre razionale, ed è in continua evoluzione.

NonsonoThrice ha scritto:
Jethro J. Cohen ha scritto:

Oggi mi stai stupendo Thrice, non ero mai stato tanto d'accordo con te... seppure non ricordi come mi chiamo xD

Ancora questa storia dei nomi? A che servono? you're not your name, you're you. (vedi la mia quote ad alessia, in questo topic, per approfondimenti)

Demetra in Cenere ha scritto:

"Essere o non essere? Praticare la lingua è il problema!", dico sempre. It can be, ora come ora non sono aggiornata sulle ultime diavolerie partorite dalla tecnologia, ciononostante mi è difficile persuadermi del fatto che un iPhone sia in grado di sostenere un discorso, ti fornisce una parola, ma non credo possa formulare più di qualche frase di senso compiuto. Pò esse che mme sto a sbaglià Laughing, però come dici tu, l'idioma è ricco di "frasi fatte" che hanno fondamento nella storia, e in coso privo di ragione non credo possa davvero arrivare a ciò.
Appunto dico, parlare sostenendo un discorso o ragionando lo può fare solo l'uomo, mentre usare paroloni è cosa da tutti.
Non sanno "parlare" ma traducono qualunque cosa, qualunque lingua, quindi non sarebbe facile per me trovare 1000 parole auliche per dire "casa" o "mare", anche senza avere uno straccio di istruzione. Quello che non possono fare, come ho già detto, è parlare ragionando, come noi dovremmo fare; o meglio, usare la parola come mezzo attraverso il quale la mente cerca incessantemente di raggiungere la verità ultima, quindi mi riferisco a "logos" nel senso più eracliteo del termine...

quietriot ha scritto:
Perchè mi accorgo solo ora di questo topi? Mah...

Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.

Un finalista una volta ha "criticato" un altro racconto finalista perchè aveva utilizzato un lessico troppo aulico per...la sua età! Ha addirittura detto che avrebbe dovuto "svecchiarsi" un po', ma per come la vedo io il linguaggio si adattava totalmente all'argomento e al genere del racconto, non scendo nello specifico per non fare i nomi dei finalisti ancora poi si ooffendono eccetera.
Così come mi sono stati editati dei forestierismi nel mio racconto (atroce delitto per un'esterofila!).
L’italiano (ma questo è un processo comune a molte lingue) accoglie continuamente, e da sempre, parole straniere, che vengono o totalmente assimilate e rese quasi irriconoscibili nel tempo, oppure semplicemente accettate perché d’uso.
Inoltre il dilagare dell’inglese, sopratutto per alcuni argomenti, impone un controllo continuo sulle parole da usare. Persino in francese! Insomma ci hanno sempre insegnato che i francesi se possono trovare il corrispondente nella loro lingua lo trovano (ordinateur=computer, souris=mouse) adesso sta accogliendo termini inglesi nel linguaggio tecnico/economico (parola della mia prof di Inteprrtariato che è francese ed è anche interprete di conferenze). Quindi nella stesura dei nostri testi il problema delle parole straniere non è banale.
parole straniere si, parole straniere no, e come le scrivo?

una citazione può essere fatta sia nella lingua originale (con traduzione in nota), sia in traduzione (con testo originale in nota). La prima soluzione è propria dei testi letterari, la seconda è adatta in tutti gli altri casi, soprattutto nella letteratura scientifica.

indicare il nome personale per estes di qualcuno e sempre nella lingua originale! Non facciamo mica come i libri di mio nonno in cui c'è CARLO DICKENS e GUGLIELMO SHAKESPEARE reduci dalla fascistizzazione

MAI (e questo è un errore comune) utilizzarle al plurale (apparte quando sono già entrate così nella nostra lingua come jeans che non esiste al singolare). Non fatemi sentire/leggere: quel cantante ha molti fanS; quanti filmS hai visto? No...

E viceversa non stranierizzate parole latine! Pronuncia: Mass Midia? No! Mass Inglese Media Latino. Per il Latino VA usato il plurale, Ho inviato un sacco di CURRICULUM? No! Ho inviato un sacco di CURRICULI? Noooo... CURRICULA!

L'italiano è una lingua recettiva, credo che essere eccessivamente puristi (a meno che non lo richieda il tema, il contenuto o il genere) credo sia sbagliato. O almeno così la penso io.

Non sono d'accordo con Demetra che dice di essere cultrice del dizionario e quindi magari mi scrive osculo invece che bacio! Io penso che un vero cultore utilizza parole che ormai sono cadute in disuso come...SCRIMINATURA e non uno che parla per arcaismi!


Ora passando al più recente argomento PC o carta? Beh sarò breve, PC per scrivere direttamente posso cancellare e poi riprendere il tutto, mi stanco meno le mani, sono più veloce, non consumo figlietti sparsi e quaderni. Per quanto riguarda schemi, mappe e appunti carta! Perchè è ciò che trovo più facilmente sottomano



kykeon ha scritto:
Credo che la domanda capitale per ogni scrittore o presunto tale non sia solo: "perché scrivo?", ma "perché voglio scrivere cose che orde di sconosciuti dovranno leggere?".
Rispondere di scrivere per sfogarsi, per fare ordine nel cervello, per piacere, per ricordare, per esorcizzare le proprie paure, è lecito e indiscutibile: ma il tutto può rimanere nello stretto ambito personale, chiuso nel proprio diario nascosto alla vista altrui (ovvio che il giornalismo è un discorso a parte).
Allora perché esporsi con racconti/poesie/romanzi da far leggere agli altri, se la risposta è una delle precedenti? Forse è incompleta.
Che dite?

dalle parti evidenziate in rosso emergono ulteriori questioni: scrittura ed emozioni, cosa ne pensiamo? dove si scrive? dove ci porta la scrittura? cos'è quel logos di cui nonsolothirce parla? esiste davvero? e cosa ne pensiamo delle regole sottolineate da quietriot?

E inoltre vi riporto alcune domande emerse dal topic "Estemporanea di scrittura": cos'è il flusso di coscienza? si scrive sempre seguendo un senso o basta soddisfare una propria sensazione? Scrivere e condividere? Sempre? Perchè non bruciare i propri scritti? Scrivere al computer o su carta? O attraverso quale strumento?

Mi sembra che abbiamo di che parlare Wink

QUOTATE QUESTO POST PER UN PO' IN MODO CHE TUTTI POSSANO LEGGERLO Wink

Rispondo alla domanda che più mi preme e in cui credo di essere più afferrata.

Si parla di flusso di coscienza (o cosiddetto stream of consciousness così come l'abbiamo/l'avete studiato/lo studierete in letteratura inglese) quando viene riprodotto direttamente il flusso dei pensieri che si svolgono nella mente di un personaggio così come appaiono. Il monologo interiore consiste nella trascrizione di un flusso. Viene spesso utilizzato per rappresentare conflitti interiori, emozioni o sensazioni confuse e rapide. Il termine fu coniato da William James (psicologo e padre dello scrittore Henry James se qualcuno llo conosce per Giro di Vite o Ritratto di Signora). James infatti nei suoi Principi aveva descritto i pensieri come un costante cambiamento non organizzato logicamente, un fiume, un flusso.
Ne esistono diversi esempi nella letterautra inglese, americana, italiana, russa, francese.
Esempi diversi e complementari di utilizzo di questa tecnica sono J.Joyce e V.Woolf
A partire dall'ultimo racconto della raccolta Gente di Dublino, ovvero I Morti e "degenerando" (mi si passi il termine!) in Finnegans Wake Joyce introduce il monologo interiore diretto nella letteratura. Già nell'Ulisse viene di fatto eliminata ogni barriera tra la percezione reale delle cose e la rielaborazione mentale. La tecnica è portata alle estreme conseguenze in Finnegans Wake, in cui la narrazione si svolge interamente all'interno di un sogno del protagonista: vengono abolite le normali norme della grammatica e dell'ortografia. Sparisce la punteggiatura, le parole si fondono tra loro cercando di riprodurre il confuso linguaggio onirico, viene mescolato l'inglese all'irlandese ad una lingua totalmente inventata.
Questo però NON significa che per scrivere un flusso basta eliminare punteggiatura e via.
Difatti la Woolf utilizza questa tecnica in maniera diversa con scopi pressochè simili: il lettore segue le successioni mentali della protagonista del romanzo Mrs Dalloway e si ritrova a rincorrere passo passo da un avvenimento all'altro fino alla totale ricostruzione finale. Tutto ciò permette di ricostruire una analisi psicologica dettagliata dei più reconditi meccanismi del pensiero della signora. La Woolf non arriverà mai alle estreme conseguenze di Joyce mantenendo lessico, punteggiatura e sintassi corrette.
Ora decidete voi quale tecninca più vi aggrada.
Personalmente è risaputo il mio profondo amore per Joyce, ma dovessi scrivere un monologo interiore credo utlizzerei il mettodo "alla Woolf" perchè per me più naturale e sciolto. Joyce era uno sperimentatore e chi lo sa, magari avrebbe radicalmente cambiato il suo metodo dopo Finnegans Wake se fosse sopravvissuto ancora
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyVen Nov 30, 2012 4:53 pm

Feldia (o Faida?) ha scritto:
Simona 2.0 ha scritto:
semidio ha scritto:
In me sta accadendo qualcosa. La natural volontà di partecipare al tanto ambito concorso sta mutando in ragionevole paura. Leggo di racconti, mitici e reali, belli e dannatamente splendidi ma.. io che voglio partecipare e che non possiedo alcun romanzo o racconto come dovrei fare? La domanda, dunque, la pongo a voi cari nuovi amici.

Non è che possiedo unita d'ispirazione tale per scrivere un racconto. Semplicemente voglio partecipare con una " raccolta di elementi esistenziali ben descritti". Posso comunque partecipare?
L'anno scorso un finalista ha partecipato con una serie di brevi racconti... Comunque credo basti che tu ti attenga alle regole del Regolamento (che a quanto pare hai già letto), soprattutto quella del tema e del limite di battute Wink

caro semidio (wow, il tuo nick fa paura a me!),

buona avventura qui su scrivoanchio!

Beh? Non tremi al cospetto della Dea agreste, perché mai dovresti temere il dio dei semi?

Anyway collega, distendi i nervi ed esponiti, così la freccia dell'ispirazione potrà colpire.
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Irene

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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptySab Dic 01, 2012 6:49 pm

Sono regole bellissime!! Magari riuscire a rispettarle tutte!!
Ma quando si scrive si è talmente concentrati che talvolta non ci si rende nemmeno conto di quello che si scrive!!
L'unico punto sul quel non sono d'accordo è il
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
Secondo me le esclamazioni sono la base per esprimere a fondo un'opinione! Non riuscirei a farne a meno all'interno di un racconto.


Lascio che i pensieri si succedano sotto la penna nello stesso ordine in cui i temi si sono presentati alla mia riflessione: così potranno rappresentare meglio i moti e il cammino della mia mente.
(D. Diderot)
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptySab Dic 01, 2012 9:49 pm

Irene C ha scritto:
Sono regole bellissime!! Magari riuscire a rispettarle tutte!!
Ma quando si scrive si è talmente concentrati che talvolta non ci si rende nemmeno conto di quello che si scrive!!
L'unico punto sul quel non sono d'accordo è il
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
Secondo me le esclamazioni sono la base per esprimere a fondo un'opinione! Non riuscirei a farne a meno all'interno di un racconto.


Lascio che i pensieri si succedano sotto la penna nello stesso ordine in cui i temi si sono presentati alla mia riflessione: così potranno rappresentare meglio i moti e il cammino della mia mente.
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tu credi? Bè, secondo me si potrebbe scrivere un racconto anche senza esclamazioni, volendo XD No, ok, esagero XD Però credo che come tutto anche le esclamazioni vadano usate con moderazione...cioè, proviamo ad immaginare un racconto con una frase esclamativa ogni due: sarebbe illeggibile! XD Quindi bò, le esclamative sono come le prugne, mai esagerare!! ne va del tuo bene u.u (ok, passatemela, è tardi, ho sonno e sono fusa per colpa di Fichte e Hugo u.u)
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyDom Dic 02, 2012 9:50 am

Ombra ha scritto:
Irene C ha scritto:
Sono regole bellissime!! Magari riuscire a rispettarle tutte!!
Ma quando si scrive si è talmente concentrati che talvolta non ci si rende nemmeno conto di quello che si scrive!!
L'unico punto sul quel non sono d'accordo è il
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
Secondo me le esclamazioni sono la base per esprimere a fondo un'opinione! Non riuscirei a farne a meno all'interno di un racconto.


Lascio che i pensieri si succedano sotto la penna nello stesso ordine in cui i temi si sono presentati alla mia riflessione: così potranno rappresentare meglio i moti e il cammino della mia mente.
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tu credi? Bè, secondo me si potrebbe scrivere un racconto anche senza esclamazioni, volendo XD No, ok, esagero XD Però credo che come tutto anche le esclamazioni vadano usate con moderazione...cioè, proviamo ad immaginare un racconto con una frase esclamativa ogni due: sarebbe illeggibile! XD Quindi bò, le esclamative sono come le prugne, mai esagerare!! ne va del tuo bene u.u (ok, passatemela, è tardi, ho sonno e sono fusa per colpa di Fichte e Hugo u.u)
Io credo c'è abbiate ragione entrambe! Tutto sta nel tipo di testo che si sta scrivendo. Per esempio per i discorsi diretti l'enfasi le emozioni gli spaventi eccetera sono determinati dalla punteggiatura, e quindi la presenza o meno di un "!" può nettamente cambiare il "tono" del personaggio. Mentre se il tuo è un monologo, una riflessione o un racconto tutto indiretto allora può capitare di non trovare ne affatto. Così come può essere l'opposto, magari sempre un monologo: "tutti si ostinavano a mentirmi anche se ormai la verità era evidente!"
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyMar Dic 04, 2012 10:14 pm

Sisi..io intendevo di usare le esclamazioni nei dialoghi soprattutto, ma ovviamente senza esagerare! E non ogni due frasi!! Smile
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyMar Dic 25, 2012 5:09 pm

Dopo avere iniziato dall'inizio e finito con l'ultimo post di questo topo (come qualcuno lo ha definito parecchie pagine fa) e dopo aver preso i miei occhi a manganellate per imporre loro di non lamentarsi e di aspettare ancora un po' per una rinfrescata, tento di recuperare le redini della questione e di rispondere alle domande che Feldia ha posto via via: chi è lo scrittore, perchè scrive, come scrive e secondo quali regole, con particolare riguardo alla scelta del lessico che opera.

Beh, uoah, prima di iniziare devo prendere un bel respiro e rimboccarmi le maniche! (No quello è meglio di no, rischierei di congelarmi le braccia :asd: )

Innanzitutto credo che lo scrittore sia indiscutibilmente qualcuno che produce un'opera per proporla ad un pubblico di lettori: chiunque scriva lo fa per condividere i propri pensieri in una forma intelligibile a tutti. Durante la lettura oculotraumatizzante ( :asd: ) al monitor credo di aver colto non solo che quietriot condivide questa posizione, ma mi sembra anche di aver letto che parecchi membri della community posseggono una quantità non meglio definita di scritti che serbano per sé e che non hanno intenzione di condividere con nessun’altro al mondo. È comprensibile e legittimo, non si può essere obbligati a mettere sotto gli occhi di tutti parti della nostra anima che invece vorremmo tenere nascoste. Ecco, nascoste: questo attributo mi pare davvero utile a tracciare una distinzione fra gli “scrittori” e i “pensatori”; potremmo così definire i secondi come persone che meditano e articolano il loro pensiero nelle forme a loro più congeniali – e qui mi ricollego non solo alla multiformità del concetto di “logos”, che probabilmente è stata dibattuta in altri topic che non ho ancora letto, ma anche al rapporto tra la scrittura e le altre arti – tenendolo comunque sempre nascosto e sempre fermo allo stadio di riflessione personale. Lo scrittore opera un passaggio in più, premurandosi non solo di informare i suoi pensieri con l’inchiostro, ma anche di scegliere forme che evochino concetti nelle menti altrui oltre che nella propria (mi tornano agli occhi quelle frasi che spesse volte ho letto, del genere “se leggeste i miei appunti/deliri non capireste niente e ne uscireste matti”).

Credo che la mia definizione rispecchi bene anche la doppia possibilità che allo scrivente si para davanti: scegliere se scrivere con carta e penna o se con la tastiera. Alla luce di quanto appena detto, possiamo senza ombra di dubbio considerare indispensabile il mezzo informatico per fare ordine e chiarezza in ciò che scriviamo: copi, incolli, tagli, modifichi, evidenzi, pitchi, posti, tweetti, tagghi e feeddi alla velocità della luce, dimenticando il concetto di “brutta copia” e “bella copia”. Per il pensatore l’unico ordine che conta è quello interiore, non serve nessun chip che lo aiuti a wipparlo e a clusterarlo…il quadernetto o la pergamena inchiostrata col pennino di vetro vanno più che bene.
Io stesso uso i quadernetti e le bic per prendere appunti, ma in un secondo momento li passo al PC e do loro la forma finale con cui saranno pubblicati. Da questo esempio possiamo anche postulare che tutti gli scrittori sono prima di tutto dei pensatori. Wink

Per quanto riguarda le regole proposte da Eco – che trovo tutte utili e divertenti, nessuna esclusa Very Happy – esse si applicano nel momento in cui il prodotto viene rivisto per essere presentato al pubblico: nessuno ci dà delle regole per come pensare, ma i più esperti possono darci delle dritte su come rendere il prodotto fruibile ai lettori.
Spendo qualche riga per la considerazione di tecniche narrative quali il flusso di coscienza e il monologo interiore, verso cui ci ha indirizzati Feldia: il primo è uno strumento difficile da usare e spesso confonde il lettore più di quanto sia il reale intento di chi scrive, mentre il secondo è affine al discorso indiretto libero, che invece ritengo un validissimo metodo per interrompere il rigido schema di botta e risposta fra i personaggi e introdurre un’interessante variatio nella sequenza mimetica.

L’ultimo punto della mia chilometrica risposta lo riservo al tono e al registro della narrazione, di cui si è abbondantemente discusso precedentemente.
Io credo che un autore non possa scegliere in maniera definitiva un registro da imprimere ad ogni sua opera, ma che debba adattare il tono della narrazione sia ai personaggi (per poter definire correttamente l’idioletto, come nel mio caso) sia al narratore. È infatti il narratore colui che racconta la storia al lettore, e non l’autore stesso: le due figure non sono logicamente coincidenti, dunque non è detto che condividano le stesse scelte e idee lessicali. Scelte inusuali del registro generano effetti di straniamento nel lettore, che come nel Berni (tanto per citarne uno che parodia gli stilemi bembiani) possono essere voluti e finalizzati alla presa in giro. Ma il più delle volte, scegliendo parole auliche in un contesto non adatto non facciamo altro che darci la zappa sui piedi e prenderci in giro da soli.
Per quanto riguarda il gergo tecnico che in alcuni casi è necessario adoperare, credo che in generi letterari diversi dalla saggistica esso vada impiegato solo se strettamente necessario, a maggior ragione se non si è padroni dell’argomento di cui si sta parlando: invece di lasciar blaterare al narratore che «un hacker ha programmato un backdoor per tracciare le autenticazioni dell’amministratore e le ha usate per briccare il firewall e introdursi nella sottorete per copiare i dati e wippare il sistema», posso semplicemente fargli raccontare che il tipo «ha violato i meccanismi di sicurezza informatica con arti oscure e note solo a lui e ad altre ventitrè persone sul pianeta per rubare qualcosa». Il lettore non si sentirà escluso dalla vicenda, qualsiasi sia il suo livello di conoscenza del gergo informatico. (Ovviamente la questione cambia se chi pronuncia quelle parole è il personaggio stesso che racconta le sue gesta e dimostra di essere completamente assorbito nell’arte che pratica).
In definitiva, credo che i tecnicismi e le ricercatezze non siano da bandire in blocco ma non si può neanche abusarne: proporli in piccole dosi e con soluzioni intelligenti può consentire ad un autore di arricchire anche culturalmente il proprio lettore, oltre che lasciarne il segno nell’immaginario con la propria storia; qualsiasi altro uso in narrativa è da considerarsi improprio.

Grazie per l’attenzione, in fondo al messaggio trovate una caramella per avermi letto fino alla fine. I love you




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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyMer Dic 26, 2012 11:08 am

GiusXp ha scritto:

Innanzitutto credo che lo scrittore sia indiscutibilmente qualcuno che produce un'opera per proporla ad un pubblico di lettori: chiunque scriva lo fa per condividere i propri pensieri in una forma intelligibile a tutti. Durante la lettura oculotraumatizzante ( :asd: ) al monitor credo di aver colto non solo che quietriot condivide questa posizione, ma mi sembra anche di aver letto che parecchi membri della community posseggono una quantità non meglio definita di scritti che serbano per sé e che non hanno intenzione di condividere con nessun’altro al mondo. È comprensibile e legittimo, non si può essere obbligati a mettere sotto gli occhi di tutti parti della nostra anima che invece vorremmo tenere nascoste.
Sono esattamente d'accordo con te, io appunto non definirei propriamente scrittore colui che tiene per sé tutti i suoi elaborati. Cito dalla Treccani: “Scrittore: chi si dedica all’attività artistica, chi compone e scrive opere con un intento artistico”. Anche perchè paradossalmente non esisterebbe scritto senza lettore study Come dire se in un punto deserto della foresta amazzonica cade un albero, fa rumore? Uno direbbe di sì, ma se non c'è nessuno che lo sente possiamo propriamente dire che c'è rumore?

Citazione :
Spendo qualche riga per la considerazione di tecniche narrative quali il flusso di coscienza e il monologo interiore, verso cui ci ha indirizzati Feldia: il primo è uno strumento difficile da usare e spesso confonde il lettore più di quanto sia il reale intento di chi scrive, mentre il secondo è affine al discorso indiretto libero, che invece ritengo un validissimo metodo per interrompere il rigido schema di botta e risposta fra i personaggi e introdurre un’interessante variatio nella sequenza mimetica.
Permetto di dissentire, il "flusso di coscienza" non è un fenomeno letterario ma psicologico, il monologo interiore è la letteraturizzazione di quel fenomeno psicologico. Il flusso di coscienza avviene nella tua mente e se lo metti sulla carta diventa monologo interiore.
"Il flusso di coscienza consiste nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi.
Il flusso di coscienza viene realizzato tramite il monologo interiore nei romanzi psicologici, ovvero in quei romanzi dove emerge in primo piano l'individuo, con i suoi conflitti interiori e, in generale, le sue emozioni e sentimenti, passioni e sensazioni."
Infatti il termine flusso di coscienza fu coniato dallo psicologo William James.

Citazione :

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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyGio Dic 27, 2012 1:00 pm

Riporto, con opportune citazioni, la distinzione che opera il mio manuale di narratologia del ginnasio.

Il monologo interiore riporta, nel disordine con cui si affacciano alla mente, i pensieri e le riflessioni del personaggio.
Citazione :
Egli aveva raccolto tutto ciò in una mano e stava in piedi in mezzo alla camera. «Nella stufa? Ma sarà nella stufa che anzitutto cominceranno a rovistare. Bruciarlo? Ma come bruciarlo? Non ho nemmeno fiammiferi. No, è meglio andar fuori in qualche posto e gettar via tutto. Sì! È meglio gettarlo via! - ripeteva, sedendosi di nuovo sul divano - e subito, sul momento, senza indugio!...»
Dostoevskij, in Delitto e castigo

Il flusso di coscienza riporta i pensieri, le emozioni e le sensazioni dei personaggi, dando voce all'inconscio e riproducendone la casualità e l'irrazionalità, senza punteggiatura e senza rispettare i legami sintattici tra le parole e le proposizioni.
Citazione :
Chissà se quella braciola di maiale che ho preso col tè dopo era proprio fresca con questo caldo non ho sentito nessun odore sono sicura che quell'uomo curioso dal norcino è un gran furfante spero che quel lume non fumi mi riempirebbe il naso di sudiciume meglio che rischiare che mi lasci aperto il gas tutta la notte non potevo riposar tranquilla nel mio letto di Gibilterra mi alzavo anche per vedere ma perchè diavolo mi preoccupo tanto di questo per quando la cosa mi piace d'inverno fa più compagnia.
Joyce, in Ulisse
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyGio Dic 27, 2012 1:48 pm

Non voglio fare la so-tutto-io, ma credo che spesso so casa in errore proprio a causa di definizioni come queste! Entrambi i brani che hai riportato sono due esempi diversi di monologhi interiori derivante da due diversi flussi di coscienza. E parlando così mi riferisco a uno dei teorizzatori dello stream of consciousness ovvero James Joyce (nonché mio autore preferito). Quando studierai in letteratura inglese Joyce e la Woolf vedrai i primi esempi di flusso di coscienza che hanno rivoluzionato la concezione di romanzo. All'inizio della loro produzione (chiamiamola giovanile) lo stream of consciousness dei due autori si assomigliava, ovvero la narrazione degli eventi si "interrompeva" e prendeva piede l'intricato vortice dei pensieri, o a volte gli eveni erano narrati direttamente attraverso pensieri emozioni e sensazioni dei personaggi (vedi Gente di Dublino per Joyce e Mrs. Dalloway per Virginia Woolf); poi Joyce, da sempre uno sperimentatore, ha deciso di portare via via alle estreme conseguenze l'utilizzo di questa tecnica passando da l'Ulisse e arrivando all'assolutamente "folle" Finnegans Wake dove la punteggiatura non segue alcuna regola, si mescolano sogno realtà tradizione e invenzione gaelico inglese lingua inventata suoni onomatopeici eccetera. Questo si è un esempio di utlizzo estremo di monologo interiore, ma non è l'unico perché abbiamo lasciato la cara vecchia (in modo amichevole) Virginia che nella una produzione ha continuato a utilizzare il flusso senza per questo stravolgere le regole di punteggiatura grammatica lessico sintassi eccetera.
L'errore appunto che molti libri commettono è il considerare il flusso tout court come assenza i regole, quando non è sempre così! Anche Welsh nei tempi moderni lo utilizza, ma io lo porrei proprio come via di mezzo tra Joyce e Woolf non troppo estremo, non troppo ordinato.
Dopotutto un flusso segue i pensieri di una persona e i pensieri seguono la personalità della persona stessa, le personalità della Woolf e i James Joyce erano profondamente diverse! Come lo è quella di ognuno di noi
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyGio Dic 27, 2012 1:56 pm

Ok, allora senza fossilizzarci troppo sulle definizioni io mi faccio sostenitore dell'aurea mediocritas e dico che il monologo interiore estremizzato e mutilo della punteggiatura è il Male. :asd:
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyGio Dic 27, 2012 2:00 pm

GiusXp ha scritto:
Ok, allora senza fossilizzarci troppo sulle definizioni io mi faccio sostenitore dell'aurea mediocritas e dico che il monologo interiore estremizzato e mutilo della punteggiatura è il Male. :asd:
Twisted Evil
Povero monologo - diavolo, Male proprio non è ma non direi nemmeno bene! O meglio io ho provato a leggere un po' di Finnegans Wake ma è un'impresa! (E' anche un'impresa trovare un'edizione completa con l'opera!)
http://finwake.com/
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyGio Gen 10, 2013 6:49 pm

Questi consigli sono utili, in particolare mi piace il fatto di non usare espressioni commerciali o abbreviazioni, personalmente le trovo un affronto alla lingua italiana Shocked, poi credo anch'io molto nel "potere delle citazioni", se fatta bene, una citazione può dare forma a ciò di cui si parla. Non mi trovo molto d'accordo sul punto delle parole straniere, ovviamnete che non se ne abusi, ma alcune parole stranire usate nella lingua italiana danno un non so che di sonoro a ciò che si scrive, almeno così pare a me XD in linea di massima mi trovo in accordo con tutto per il resto.
PS VIVA L'USO DEL CONGIUNTIVO AHAHAH
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyVen Feb 01, 2013 4:26 pm

È la prima volta in assoluto che le leggo, ma devo dire che sono davvero divertenti! Ironia, sagacia, tutto ben mescolato..
A parte il sorriso che possono far nascere, credo sia bene per tutti noi ricordare queste regole, ogni tanto Very Happy
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyVen Feb 01, 2013 4:28 pm

Ah, e concordo con Benedetta De Nicola: abbreviazioni, congiuntivi errati e cose simili sono davvero fastidiose!
Io poi sono una particolarmente precisa su questi punti, e capita spesso che i miei fratelli mi dicano: "Sembri una professoressaaa!!". Non posso dar loro tutti i torti Wink
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyVen Feb 01, 2013 4:35 pm

Un racconto, un articolo di giornale o qualsiasi altro testo che debba essere letto da altri deve NECESSARIAMENTE essere formalmente corretto! Poi ci si può discostare dalla tesi sostenuta, dalle scelte stilistiche... ma non si può leggere un testo pieno di errori.
Ah, e volevo aggiungere che usare il congiuntivo non è "da vecchi" (ho sentito dire anche questo Crying or Very sad )...
Salvaguardiamo la bella lingua italiana!!!!!!
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyMar Feb 12, 2013 1:12 pm

Questi consigli sono utili ma ci sono alcuni punti con i quali non concordo. E' scontato dire che ognuno di noi debba scrivere in italiano e precisato questo ci terrei a sottolineare la libertà di utilizzare espressioni,stilemi che noi riteniamo in sintonia con il nostro modo di scrivere ,di fare ,che ci rispecchiano. Non dobbiamo attenerci a queste regole altrimenti finiremmo per avere tutti lo stesso stile. Non esistono regole,questo però non vuol dire accettare un "ha" verbo avere, senza "h" o un congiuntivo mancato.
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyLun Feb 18, 2013 8:17 am

INFO DI SERVIZIO. VI RICORDO CHE QUI https://scrivoanchio2013.forumattivo.it/f45-scrivoanchio-in-rete-2013 POTETE PARTECIPARE ALLA SCRITTURA A PIU' MANI DEL RACCONTO. CORRETE A PRENOTARVI PER SCRIVERE!!! E... DOVE SONO I POETI DELLA SITUAZIONE?

PS. NON RISPONDERE QUI A QUESTO MESSAGGIO MA SEGUI IL LINK PER ENTRARE NELLA SEZIONE DEL FORUM DEDICATA
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyMer Mar 13, 2013 5:19 pm

Allora, non so se questo sia il topic giusto per parlarne (anche se dovrei essere una tutor, ergo sarei tenuta a saperlo scratch )... In ogni caso. Di questi tempi sono parecchio invischiata con la scuola (il che è anche la causa della mia scarsa partecipazione al forum durante quest'ultimo periodo), che mi sta letteralmente sfiancando e sfinendo e distruggendo e depauperando, e ieri, vinta da questa legittimissima (xD) stanchezza, mi sono concessa un attimo di distrazione durato tutta l'ora di fisica, nel quale ho scritto una cosa.

...

Il punto è che non so cosa, e nemmeno come.
Sicuramente male, perchè ho unito e incastrato tra loro moltissime parole che apparentemente erano solo un'accozzaglia di suoni e significati strani, ma che per me, in quel momento, avevano un significato, e ce l'hanno tutt'ora.
E' che mentre lo scrivevo mi sembrava di essere come in trance, ho usato anche un'impostazione per quanto riguarda la pagina molto particolare, che non avevo mai provato a utilizzare, ho scritto come se stessi disegnando un'impronta digitale sul foglio. E, cosa più importante, mi è sembrato quasi di aver ritratto la mia essenza di Carly, su quel foglio, infatti penso che lo custodirò come una cosa molto intima e personale.

Tutta questa pappardella di concetti per chiedervi che cosa ne pensate dei flussi di coscienza? che rapporto avete con loro? ne avete mai scritto uno? Smile
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Jethro J. Cohen

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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyMer Mar 13, 2013 5:39 pm

Toska ha scritto:
Allora, non so se questo sia il topic giusto per parlarne (anche se dovrei essere una tutor, ergo sarei tenuta a saperlo scratch )... In ogni caso. Di questi tempi sono parecchio invischiata con la scuola (il che è anche la causa della mia scarsa partecipazione al forum durante quest'ultimo periodo), che mi sta letteralmente sfiancando e sfinendo e distruggendo e depauperando, e ieri, vinta da questa legittimissima (xD) stanchezza, mi sono concessa un attimo di distrazione durato tutta l'ora di fisica, nel quale ho scritto una cosa.

...

Il punto è che non so cosa, e nemmeno come.
Sicuramente male, perchè ho unito e incastrato tra loro moltissime parole che apparentemente erano solo un'accozzaglia di suoni e significati strani, ma che per me, in quel momento, avevano un significato, e ce l'hanno tutt'ora.
E' che mentre lo scrivevo mi sembrava di essere come in trance, ho usato anche un'impostazione per quanto riguarda la pagina molto particolare, che non avevo mai provato a utilizzare, ho scritto come se stessi disegnando un'impronta digitale sul foglio. E, cosa più importante, mi è sembrato quasi di aver ritratto la mia essenza di Carly, su quel foglio, infatti penso che lo custodirò come una cosa molto intima e personale.

Tutta questa pappardella di concetti per chiedervi che cosa ne pensate dei flussi di coscienza? che rapporto avete con loro? ne avete mai scritto uno? Smile

PREMESSA: questa non è una risposta alla domanda

Impronte digitali dici? Baricco? xD
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Toska

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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyMer Mar 13, 2013 6:07 pm

Jethro J. Cohen ha scritto:
PREMESSA: questa non è una risposta alla domanda

Impronte digitali dici? Baricco? xD

Probabilmente la lettura di Mr Gwyn mi ha ispirata xD comunque, sì, mi è venuta voglia di scrivere le parole un po' alla cavolo sul foglio, cambiando le angolature e finendo con l'ultima al centro Smile
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LilianCa95




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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 EmptyDom Mar 17, 2013 2:44 pm

AHAHAAHAH.. Very Happy I consigli di Umberto Eco sono davvero interessanti, non li avevo mai letti prima d'ora, non sono del tutto d'accordo con questi, penso che ogni tipologia testuale abbia della proprie regole alle quali è necessario attenersi ma non penso che esse siano del tutto generalizzabili, penso tuttavia che sia sempre importante evitare ripetizioni o forzature di alcun genere Very Happy una scrittura scorrevole e chiara è certamente più apprezzata e chiara Smile
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MessaggioTitolo: Re: Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole   Scrivere, scrivere, scrivere: non solo vomito di parole - Pagina 9 Empty

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